Dopo due anni di bombardamenti, distruzioni e tante sofferenze il Governo Israeliano e Hamas hanno firmato il “cessate il fuoco” a Gaza.

Abbiamo accolto positivamente questo primo passo che ci auguriamo prosegua con una fase in cui vengano ripristinate immediatamente nella Striscia le condizioni di vivibilità per la popolazione civile, attraverso l’apertura di corridori umanitari che garantiscano ad essa acqua, cibo, cure medicinali. Ma soprattutto ci auguriamo che tacciano per sempre le armi e si avvii un processo di pace, quella vera, fondata sulla giustizia, sul dialogo e sul rispetto reciproco tra le parti, sul riconoscimento dei diritti fondamentali e della sovranità del popolo palestinese a cui va riconosciuto il diritto ad avere un proprio Stato.

Occorre anche un piano per la ricostruzione di Gaza. C’è bisogno di ricostruire non solo le strutture e le infrastrutture rase al suolo dai bombardamenti dell’IDF: ospedali, scuole, strade ma anche la vita di comunità, gli spazi di partecipazione, il rilancio del tessuto sociale ed economico del territorio.

Non è possibile dimenticare l’azione genocida e i crimini di guerra compiuti dal governo Netanyahu così come la strage di civile israeliani del 7 ottobre perpetrata da Hamas. Non può esserci pace senza giustizia, lo dobbiamo alle migliaia di vittime innocenti, di entrambe le parti, che hanno pagato il prezzo più alto del conflitto.

La comunità internazionale, le Nazioni Unite, gli Stati democratici devono tornare a far rispettare il diritto internazionale che va contrapposto ai tentativi di imporre la legge del più forte. 

La Pace si costruisce con il contributo di tutti, serve l’impegno delle Istituzioni ma è fondamentale l’azione dei cittadini, in particolare dei giovani, attraverso le forme di partecipazione civica, la mobilitazione delle piazze, il sostegno alla azioni umanitarie nonviolente, attraverso la promozione di una cultura della solidarietà e del rispetto dell’altro.

Se oggi a Gaza è in atto il cessate il fuoco – che lo ricordiamo era stato oggetto di una risoluzione ONU del 25 marzo 2024 –  è certamente merito dell’azione diplomatica dei Paesi che hanno reso possibile l’accordo tra Hamas e il Governo israeliano ma anche delle tante iniziative dei movimenti pacifisti e nonviolenti che in questi anni, in questi mesi hanno continuato a sostenere la causa del popolo palestinese e a fare pressione sui governi e sugli organismi internazionali per fermare l’uso delle armi.

                                                                                         Consiglio Nazionale SUNAS

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