In questi mesi l’impegno del SUNAS è stato rivolto innanzitutto a portare avanti le istanze della categoria, avanzando proposte e richieste ai decisori politici, a livello nazionale e regionale, sui temi del potenziamento del servizio sociale professionale e del rafforzamento della presenza degli assistenti sociali nella sanità, negli enti locali, nei ministeri. Specifiche iniziative sono state realizzate a favore dei colleghi che operano nel privato, nel Terzo settore, nella Cooperazione. Forte è stata la richiesta di nuove assunzioni, anche attraverso forme di stabilizzazione, senza trascurare la questione della strutturazione del servizio sociale con la previsione dell’omologa dirigenza.

Ma il nostro Sindacato ha continuato a dedicare la propria attenzione anche ai temi dei diritti, delle politiche sociali e della salute, del lavoro, del contrasto alla povertà.

L’attuale contesto, che ormai possiamo definire post Covid-19, è certamente caratterizzato da segnali di lieve ripresa economica ma che si mantiene lenta e difficoltosa per le forti tensioni sociali, economiche e politiche che continuano a condizionare il quadro internazionale a causa innanzitutto della guerra in Ucraina, delle emergenze climatiche, ma anche della spirale inflattiva e dell’aumento dei prezzi, soprattutto dell’energia.

È evidente che a pagare le conseguenze di questo stato di cose in cui dominano incertezza, instabilità e precarietà, sono le fasce di popolazione più deboli e meno abbienti, coloro che vivono in condizione di povertà, che non riescono a trovare lavoro, ma anche i cosiddetti ceti medi, in particolare i lavoratori dipendenti, pubblici e privati, i cui redditi fissi non crescono adeguatamente per coprire la perdita del potere d’acquisto dovuta appunto all’inflazione.

Così come è altrettanto palese che le varie situazioni di criticità possono essere affrontate prioritariamente solo attraverso azioni e interventi pubblici in grado di attuare politiche attive del lavoro, di favorire l’occupazione, di attivare misure di sostegno al reddito, di inclusione sociale, di contrasto della povertà, evitando di cadere in quelle forme di assistenzialismo che si limitano a “mettere delle pezze” senza risolvere efficacemente   i problemi.

A questo proposito ricordiamo che il decreto Lavoro, approvato dal governo, ha sancito il superamento del Reddito di Cittadinanza e l’introduzione della nuova misura di contrasto alla povertà, che verrà attuata attraverso gli strumenti dell’Assegno d’inclusione e del Supporto formazione e lavoro. Non sappiamo ancora quali saranno le conseguenze di questa scelta, quel che è certo è che si afferma un “approccio categoriale”, vengono messi in discussione il principio del reddito minimo e dell’ “universalismo selettivo”, riducendo inevitabilmente la platea dei cittadini che potranno accedere all’Assegno d’inclusione con il rischio di lasciare indietro ( si prevede un dimezzamento degli aventi diritto) molte persone e tante famiglie che vivono in condizioni di effettivo bisogno.

Sulla questione del lavoro, il nostro principale campo di intervento, continuiamo a denunciare le condizioni di precarietà in cui sono costretti ad operare tanti colleghi, ma anche l’inadeguatezza delle retribuzioni, per le quali continuiamo a chiedere di adeguarle ai livelli europei, a partire dai prossimi rinnovi contrattuali, su cui da tempo il SUNAS insiste perché si riprendano le trattative, essendo i CCNL scaduti da circa 2 anni.

Relativamente ai contratti già approvati, in particolare a quello del comparto sanità, ne abbiamo sollecitato l’applicazione a livello decentrato nelle varie aziende sanitarie, a partire dalla revisione del sistema di classificazione del personale, reinquadrando gli assistenti sociali in servizio nell’Area dei Professionisti della Salute e dei Funzionari e nel ruolo socio-sanitario. Un passaggio, a nostro avviso, che non ha soltanto una valenza di tipo formale ma che deve rappresentare l’inizio per una concreta valorizzazione della professionalità degli assistenti sociali, il riconoscimento di una loro maggiore responsabilità ed autonomia operativa, adeguando la loro funzione ad una efficace riorganizzazione aziendale e al raggiungimento degli obiettivi strategici di salute previsti dalla programmazione sanitaria e sociosanitaria regionale e aziendale, anche in attuazione di quanto disposto dal DM 77/22.

Relativamente a questo percorso e passando dalla sanità al tema più ampio della salute la nostra principale preoccupazione è quella di sostenere l’importanza  di definire, come indicato nel PNRR – Missione 6 – e 5 e nello stesso Decreto,  standard omogenei per le risorse umane e strutturali sull’intero territorio nazionale, che prevedano anche la figura dell’Assistente Sociale da attuare in tutte le regioni dove ad oggi invece si registra un disomogeneità e una frammentazione sia di prestazioni che di servizi che non consente di garantire universalità equità nel diritto alla salute.

La complessità del cosiddetto “Progetto di Salute” rende necessario, all’interno dell’equipe multiprofessionale, il coinvolgimento di più figure professionali, tra cui quella dell’Assistente Sociale e la valorizzazione delle diverse competenze, per garantire la presa in carico globale della persona (Documento AGENAS – PNRR Tab1 – Cooperazione funzionale delle figure che costituiscono l’equipe multiprofessionali).

“Non ci può essere salute senza il sociale”, ripetiamo da tempo, così come siamo convinti che non si può garantire la salute di tutti, nel rispetto del dettato costituzionale, senza un Servizio Sanitario Nazionale pubblico che appare sempre più fragile, una fragilità accentuata dalla pandemia Covid-19, che oggi rischia sempre più di essere ridimensionato, destrutturato, di cui viene minata la sostenibilità, l’equità, un sistema che non riesce a garantire adeguatamente l’accesso alle cure.

Al SSN pubblico vanno destinati adeguati finanziamenti e appropriate risorse per potenziare servizi, strutture, per innovare, reclutare nuovo personale sanitario e socio sanitario, invertendo la rotta rispetto ai processi di privatizzazione e di esternalizzazione in atto.

Non si può promuovere la prevenzione, l’assistenza sanitaria e socio sanitaria di prossimità, non si possono eliminare le infinite liste d’attesa, non si possono dare risposte alle persone non autosufficienti e disabili, non si possono affrontare le situazioni di emergenza senza un rafforzamento del servizio sanitario pubblico, fondato sull’integrazione tra sociale e sanità, sulla valorizzazione delle competenze degli operatori e dei professionisti, sui processi innovativi.

Il SUNAS su queste questioni non farà mancare il proprio impegno e il proprio contributo, a partire dalle prossime settimane, lavorando anche nel periodo estivo, nell’interesse della comunità professionale degli assistenti sociali e dei cittadini.

 

Salvatore Poidomani

Segretario Generale SUNAS

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