La giusta legge sull’equo compenso

 L’impegno del SUNAS continua

 

L’equo compenso per tutti i professionisti – quindi anche per gli assistenti sociali – è legge, La norma, a seguito dell’approvazione definitiva in terza lettura da parte della Camera, riconosce a tutti gli autonomi il diritto a una remunerazione equa, adeguata «alla qualità e alla quantità del lavoro svolto».

Il SUNAS si è fortemente impegnato per il raggiungimento di questo importante risultato che segna un primo passo per avviare un’azione di contrasto verso tutte quelle forme di sfruttamento lavorativo che coinvolgono un’ampia platea di professionisti, soprattutto giovani, rafforzando il sostegno nei confronti dei colleghi assistenti sociali, anche di quelli che svolgono o aspirano a svolgere la libera professione.

Ricordiamo che la nostra è una professione ordinata, con un proprio Codice Deontologico da cui derivano responsabilità e regole da rispettare, per cui è legittimo attendersi un pieno e adeguato riconoscimento anche a livello retributivo.

Abbiamo ribadito in più occasioni che i principi della competitività e della libera concorrenza non possono essere utilizzati per favorire condizioni lavorative che non riconoscono e non rispettano la dignità e la competenza di un professionista, anche a livello economico-retributivo.

È giusto che l’attività libero-professionale tenga conto di quei principi, che sono fortemente sostenuti sia da norme nazionali che dell’UE, ma è altrettanto giusto che essa venga adeguatamente riconosciuta e retribuita, soprattutto nell’ambito di un rapporto di committenza che vede coinvolta una pubblica amministrazione o che riguarda l’erogazione di un servizio pubblico, anche gestito in forma esternalizzata da un ente privato, perché in questo modo viene garantita la qualità degli interventi e delle prestazioni a favore dei cittadini.

Il SUNAS ha sempre denunciato le numerose situazioni in cui operano tanti assistenti sociali, spesso con rapporti di lavoro attivati tramite partita IVA, “atipici”, che in molti casi nascondo rapporti di lavoro subordinato, perpetuando condizioni di precarietà, illegalità e irregolarità.

Così come ha sempre contestato e contrastato alcune scelte operate da pubbliche amministrazioni che hanno proceduto all’attribuzione di incarichi a titolo gratuito per gestire i servizi sociali, operazioni scandalose che auspichiamo non siano più possibili.

Il SUNAS si impegna a vigilare sulla corretta e piena applicazione della legge ma continuerà soprattutto ad impegnarsi per ottenere una estensione della platea dei beneficiari, nell’interesse di tutti quei professionisti assistenti sociali che operano nel settore privato e che rischiano di essere esclusi dalle misure di tutela previste dalla nuova normativa.

Roma 13 aprile 2023

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